Blog

Microclima: i corretti parametri in un ambiente di lavoro

IN QUESTO ARTICOLO:

Microclima: definizione

Il microclima si riferisce al complesso dei parametri ambientali temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria, che condizionano lo scambio termico tra individuo e ambiente” (Fonte Ministero della Salute).

Il Microclima fa parte degli Agenti Fisici che il Datore di Lavoro deve considerare nella sua Valutazione del Rischio (DVR).

Ambienti moderati, ambienti severi (freddi o caldi), ambienti termicamente moderabili o vincolati

Con ambiente termico moderato, la norma UNI EN ISO 7730 intende un ambiente nel quale “si manifestano scostamenti moderati delle condizioni ideali di comfort termico”. Pertanto, il soggetto riesce a mantenere l’equilibrio termico del corpo senza eccessive sollecitazioni del sistema di termoregolazione.

Per definire un ambiente termico severo si può far riferimento alla norma UNI ISO 7730 la quale fa riferimento ad “extreme thermal environments”. Da un punto di vista fisiologico, possiamo invece definirlo come “ambiente nel quale i meccanismi di termoregolazione del corpo umano, che provvedono al mantenimento costante della temperatura degli organi interni intorno ai 37° sono fortemente sollecitati, ed in casi estremi possono anche non essere sufficienti ad evitare gravi compromissioni temporanee o permanenti delle funzioni dell’organismo”. Pertanto, applicato al campo di valutazione del rischio, un ambiente può essere definito severo se il soggetto viene esposto a stress termico (es. disidratazione in ambienti caldi; ipotermia in ambienti freddi) a tempi inferiore alle 8 ore della giornata lavorativa.

Gli ambienti termicamente moderabili sono quelli nei quali non sussistono dei vincoli che possono impedire il raggiungimento di condizioni di confort.

Infine, gli ambienti termicamente vincolati sono quelli nei quali l’attività lavorativa svolta al loro interno è vincolata alle condizioni termiche. Il vincolo può essere sia di natura ambientale (lavorazioni all’aperto oppure in celle frigorifere) sia legato all’attività che viene eseguita.

Quali sono i riferimenti normativi utili per la valutazione del microclima?  

Per poter effettuare la valutazione del rischio le normative di riferimento sono:

  • Le norme UNI e i relativi metodi PHS, WBGT e IREQ da adottare a seconda degli ambienti.
  • Titolo VIII capo I del D. Lgs. 81/08
  • Allegato IV del D. Lgs. 81/08

È necessario l’uso di una strumentazione per i rilievi microclimatici? 

La valutazione del rischio viene elaborata previo calcolo delle grandezze fisiche ambientali le quali vengono misurate attraverso una strumentazione specifica:

  • Psicometro per misurare la temperatura dell’aria e l’umidità relativa.
  • Anemometro per misurare la velocità dell’aria.
  • Globotermometro per misurare la temperatura percepita o l’indice di stress termico

Quali sono gli effetti del microclima sulla salute?

Per quel che riguarda gli effetti sulla salute dei lavoratori esposti a microclimi non idonei, si possono distinguere patologie dovute al caldo o al freddo. Inoltre, sono da prendere in considerazione anche gli effetti di tipo infortunistico.

La patologia più comune agli ambienti severi caldi è la sincope da calore oppure una condizione più grave rappresentata dall’esaurimento della termoregolazione che può manifestarsi attraverso l’iperpiressia e colpo di calore con il raggiungimento della temperatura corporea al di sopra dei 40,5°. Inoltre, sono comuni i crampi da calore caratterizzati da spasmi muscolari. Infine, si possono avere manifestazioni da esposizione ad ambienti severi caldi a danno della pelle con ustioni o eritemi da calore.

L’esposizione ad ambienti severi freddi può comportare all’orticaria da freddo oppure all’assideramento. Altri effetti possono essere: acrocianosi, dermatosi o ipotermia degli arti.

Infine, lo stress termico può essere causa di infortuni sul lavoro, in quanto i malori accusati dai lavoratori possono ridurne la capacità di attenzione e aumentare il rischio di infortunio.

Gli infortuni più frequenti sono: cadute, scivolamenti, incidenti di trasporto, ferite o contatto con macchinari.

Chi sono i soggetti più sensibili al rischio microclima?

Il Datore di Lavoro nel valutare i rischi correlati al microclima deve porre particolare attenzione “alle esigenze dei lavoratori appartenenti a gruppi particolarmente sensibili al rischio, incluse le donne in stato di gravidanza ed i minori” (art.183 del D. Lgs. 81/08).

A tal proposito, la normativa di tutela del lavoro femminile (D. Lgs. 151/2001) prevede che le donne in gravidanza, puerperio e allattamento, vengano informate sui rischi presenti negli ambienti di lavoro e che non svolgano mansioni che possano essere pregiudizievoli per la salute della donna e del nascituro. I lavori che possono generare una condizione di stress termico sono indicati nel come “lavori faticosi, pericolosi e insalubri”.

Oltre alle donne in stato di gravidanza, gli altri soggetti sensibili sui quali porre attenzione sono i minori. Infatti, nell’Allegato I alla Legge 977/1967 vengono definite le mansioni alle quali non possono essere adibiti lavoratori adolescenti. Tra questi: esercizio dei forni a temperatura superiore a 500°, lavorazioni nelle fonderie o lavori in magazzini frigoriferi.

Infine, sono da considerare soggetti sensibili i lavoratori con disabilità fisica, affetti da patologie o disturbi, oppure sottoposti a terapie.

Chi sono i lavoratori esposti a microclima severo? 

Le attività che comportano l’esposizione al rischio microclima sono:

  • Mansioni che vengono svolte all’aperto come lavorazioni agricolo- forestali, cantieristica, cave, operatori ecologici, piscine, attività di emergenza, soccorso, etc;
  • Lavorazioni all’interno del ciclo produttivo che vengono condizionate dalle temperature come celle frigorifere, forni di essiccazione, forni fusori, cucine, gallerie, miniere, etc;
  • Attività che richiedano l’utilizzo di particolari DPI;
  • Mansioni che richiedono un elevato impegno fisico.

Cosa deve contenere la valutazione del microclima? Quando deve essere effettuata la valutazione e ogni quanto va aggiornata?

La Valutazione, elaborata da personale esperto, dovrà contenere:

  • Descrizione del ciclo di lavoro e mansioni correlate al processo di valutazione;
  • Classificazione degli ambienti termici;
  • Informazioni relative agli impianti di climatizzazione;
  • Informazioni relative alle misurazioni;
  • Stima degli indici termici descrittori correlati alla mansione;
  • Classificazione dell’esposizione e definizione delle fasce di rischio;
  • Misure di prevenzione e protezione da adottarsi;
  • Programma delle misure tecniche e organizzative che verranno adottate al fine di ridurre il rischio.

Infine, la valutazione dovrà essere aggiornata ogni 4 anni o prima in caso di cambiamenti all’interno del ciclo produttivo.

Quali DPI devono essere messi a disposizione per tutelare i lavoratori?

Per quanto riguarda i Dispositivi di Protezione Individuali (DPI), esistono diversi capi di abbigliamento per i quali è prevista una certificazione relativa alla prestazione degli indumenti.

Per la protezione contro il freddo, le norme tecniche di riferimenti sono:

  • UNI EN 342:2018 per completi e capi di abbigliamento contro il freddo;
  • UNI EN 511 per guanti contro il freddo;
  • UNI EN 14058 capi di abbigliamento contro ambienti freddi.

Per la protezione contro il caldo, le norme tecniche di riferimenti sono:

  • UNI EN 166 per la protezione degli occhi;
  • UNI EN 407 per guanti contro rischi termici (caldo e/o fuoco)
  • UNI EN ISO 11612 indumenti per la protezione contro il calore e la fiamma.

Infine, esistono in commercio indumenti refrigeranti e sistemi di raffrescamento che possono essere utili per fronteggiare lo stress termico.

Quali sono le misure di tutela per i lavoratori esposti a microclima severo?

Di seguito riportiamo un elenco di misure di tutela da adottare al fine di ridurre l’esposizione al rischio:

  • Eliminare le sorgenti di aria calda/ fredda;
  • Isolare le superfici calde;
  • Eliminare gli scarichi di vapore o acqua nell’ambiente;
  • Utilizzo di schermi riflettenti;
  • Usare indumenti che permettano la protezione da calore radiante;
  • Posizionare le aree di lavoro lontano da correnti d’aria;

Per ambienti caldi, adottare le seguenti misure:

  • Programmare i lavori più faticosi nelle ore del giorno più fresche;
  • Prevedere un programma di acclimatamento;
  • Garantire sufficienti risorse di acqua;
  • Fornire indumenti traspiranti.

Per ambienti freddi, adottare le seguenti misure:

  • Programmare delle pause in aree di lavoro in condizioni di comfort termico;
  • Fornire ai lavoratori DPI antifreddo;
  • Fornire indumenti traspiranti affinché rilascino il sudore accumulato;
  • Indossare berretti antifreddo.

Come deve essere gestito l’acclimatamento?

Per poter effettuare lavori in ambienti caldi, sia che sia il primo ingresso oppure in caso di rientro dopo un periodo di assenza, è necessario predisporre un percorso di acclimatamento.

Dovrà, dunque, essere disponibile una procedura aziendale che informi i lavoratori.

Un percorso di acclimatamento efficace si dovrebbe basare su questi punti:

  • Incrementare le lavorazioni in modo graduale in un periodo di 7-14 giorni;
  • Prevedere l’esposizione al caldo per almeno due ore al giorno che potranno essere spezzate in due periodi di un’ora ciascuno;
  • Idratarsi costantemente.

Indicazioni utili per fronteggiare l’insorgenza di malattie da calore sul luogo di lavoro

Per poter fronteggiare l’insorgenza da calore è necessario che ciascun lavoratore riconosca i sintomi.

In caso di insorgenza di sintomi, il lavoratore dovrà sospendere immediatamente le lavorazioni e rinfrescarsi con acqua fresca e idratarsi. In questi casi, il raffreddamento è l’azione prioritaria da mettere in atto.

I sintomi da colpo di calore da riconoscere sono:

  • Stato confusionale, alterazione mentale, perdita di coscienza;
  • Pelle calda e secca o sudorazione profusa;
  • Convulsioni;
  • Temperatura corporea elevata.

I sintomi da esaurimento da calore da riconoscere sono:

  • Mal di testa;
  • Nausea;
  • Debolezza;
  • Sete e forte sudorazione;
  • Elevata temperatura corporea;
  • Diminuzione della produzione di urina.

Altri sintomi da non sotto valutare sono svenimento o crampi.

Rischio microclima e rischio esposizione UV

Il rischio microclima può essere collegato anche al rischio da esposizione a raggi UV, soprattutto se si parla di lavorazione outdoor durante la stagione estiva, e non solo.

Per un approfondimento sul rischio da esposizione a raggi UV.

Formazione e informazione per i lavoratori esposti a rischio microclima

Il Datore di Lavoro, oltre alla valutazione, deve provvedere a formare e informazione i lavoratori esposti a tale rischio. In particolare, la formazione e l’informazione dovranno essere incentrate sulle misure di prevenzione e protezione previste nonché sui rischi che potrebbero incorrere i lavoratori durante l’esposizione ad ambienti caldi o freddi.

Inoltre, durante la formazione e informazione bisognerà includere i possibili sintomi e problemi causati dal calore o dal freddo e le relative procedure da adottare.

Devi effettuare la valutazione del rischio microclima nella tua azienda o aggiornarla?

Safetyone Ingegneria Srl, grazie alla sua ventennale esperienza nel settore, è in grado di fornirti un servizio rapido, economico e professionale.

Contattaci ora per richiedere informazioni