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Valutazione Rischio Lavoro Notturno: gli obblighi normativi

Valutazione del rischio da lavoro notturno
IN QUESTO ARTICOLO:

Quando si definisce lavoro notturno?

Il lavoro notturno, all’interno delle aziende, rappresenta un elemento di criticità spesso sottovalutato, che espone i lavoratori a fattori di rischio sia di natura fisica che psicologica. Obbligo del Datore di lavoro è analizzare, attraverso il DVR, tale fattore di rischio e individuare le misure più appropriate di prevenzione e protezione.

Dal punto di vista normativo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, con la nota n. 1050 del 26 novembre 2020, ha fornito alcuni chiarimenti in merito alla corretta definizione di “lavoratore notturno “.

Altra normativa di riferimento per giungere ad una corretta identificazione di tale condizione è il D.Lgs. 8 aprile 2003 n. 66 (“Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro”), il quale definisce “periodo notturno” un periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino.

Alla luce di quanto sopra è quindi possibile identificare il “periodo notturno” nei seguenti intervalli di orario di lavoro:

  • dalle 22:00 alle ore 5:00 del giorno successivo
  • dalle 23:00 alle ore 6:00 del giorno successivo
  • dalle 00:00 alle ore 7:00 del giorno successivo.

Il medesimo Decreto Legislativo definisce anche il “lavoratore notturno“:

  1. qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale
  2. qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all’anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale.

In conclusione, è possibile definire tre diversi casi per i quali sia possibile definire un lavoratore notturno:

  1. lavoratore che svolga stabilmente tre ore del suo monte ore giornaliero nel periodo notturno
  2. lavoratore che svolga nel periodo notturno l’attività lavorativa secondo le regole definite dalla contrattazione collettiva, in termini di ore giornaliere da effettuare nel periodo notturno e numero di giornate
  3. lavoratore che svolga, in assenza di contrattazione collettiva, tre ore del suo monte ore giornaliero nel periodo notturno per almeno ottanta giorni l’anno.

 

Quali sono i rischi per la salute e la sicurezza nel lavoro notturno?

I lavoratori impegnati nel lavoro notturno sono più esposti a condizioni di stress per l’organismo (sonno/veglia), con una conseguente variazione delle funzioni biologiche, con effetti a breve termine (disturbi del sonno, dell’apparato digestivo, aumento o diminuzione di peso, stress) ed effetti nel lungo periodo (malattie cardiovascolari, dell’apparato gastroenterico e disturbi psicoaffettivi).

Dunque, è fondamentale individuare appropriate misure organizzative e gestionali (come, ad esempio, pause o riduzioni dei carichi di lavoro) e idonei protocolli di sorveglianza sanitaria per monitorare lo stato di salute dei dipendenti.

Inoltre, la IARC – Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro – con una ricerca effettuata nel 2010 (sulla base di otto studi epidemiologici sul tumore del seno nelle donne e di un piccolo numero di studi sui tumori della prostata e del colon negli uomini) ha segnalato un significativo aumento del rischio di tumore nell’ambito di attività che comportano lavoro notturno.

 

Quali lavoratori devono essere esclusi dal lavoro notturno?

Ci sono alcune tipologie di lavoratori che, in base alla normativa vigente, devono essere esclusi dal lavoro notturno e sono:

  • Le donne in stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino
  • I lavoratori minorenni
  • I lavoratori che non hanno ottenuto l’idoneità medica.

Infine, non sono obbligati a prestare lavoro notturno le seguenti tre categorie:

  • la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, alternativamente, il lavoratore padre convivente con la stessa
  • la lavoratrice o il lavoratore che sia l’unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a 12 anni
  • la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104.

 

Lavoratore notturno e sorveglianza sanitaria

La sorveglianza sanitaria ha la funzione di verificare che il lavoratore sia idoneo a poter svolgere le prestazioni di lavoro notturno (nel caso di inidoneità al lavoro notturno, il lavoratore deve essere adibito al lavoro diurno).

Come visto in precedenza, i lavoratori notturni sono esposti a fattori di rischio sia psichici che fisici che nel medio o lungo periodo possono determinare patologie (e conseguenti malattie professionali) anche gravi.

Obbligo del datore di lavoro è quindi sottoporre i lavoratori notturni ad una specifica sorveglianza sanitaria.

Il Medico Competente (MC) valuta preventivamente e periodicamente (con scadenza biennale) che il lavoratore sia idoneo allo svolgimento di attività in orario notturno.

Il Decreto Legislativo 66/2003 stabilisce che il Datore di Lavoro provveda alla Valutazione del Rischio per lavori notturni e monitori lo stato di salute dei lavoratori impiegati, attraverso il medico del lavoro e la sorveglianza sanitaria; la violazione è punita con sanzioni penali o pecuniarie.

Le più frequenti non idoneità, o idoneità con limitazioni, riguardano i lavoratori con patologie croniche o che abbiano subito interventi chirurgici rilevanti (a titolo di esempio, malattie neurologiche, cardiopatie, affezioni epatiche o polmonari, chi soffre di diabete, epilessia, asma, chi abbia subito traumi cranici, ecc.) o i soggetti che sono obbligati all’assunzione di farmaci in determinate fasce orarie.

 

Rischio lavoro notturno e DVR

È di fondamentale importanza che all’interno del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) siano indicati i criteri utilizzati per analizzare il rischio da lavoro notturno, i risultati della valutazione stessa e il piano di miglioramento.

Come per qualsiasi altro fattore di rischio, risulta prioritaria l’analisi di tutti gli aspetti al contorno, nonché l’individuazione e la quantificazione degli effettivi rischi connessi alla specifica mansione e al contesto lavorativo.

Per fare un esempio concreto prendiamo una specifica attività (es. un magazzino che opera anche in orario notturno) e vediamo quali azioni, in sequenza, devono essere svolte:

  • analisi del lavoro notturno (attività da svolgere, carichi di lavoro, difficoltà correlate agli orari, individuazione attività procrastinabili o secondarie, lavoro in solitudine)
  • analisi del contesto (caratteristiche dei luoghi di lavoro, livello di illuminamento, accessibilità servizi sanitari, disponibilità mezzi e attrezzature, ecc.)
  • individuazione delle risorse necessarie (requisiti individuali, sorveglianza sanitaria, autonomia operativa, competenze, livello di formazione)
  • definizione delle procedure di lavoro in orario notturno con indicazione delle attività vietate (es. lavori in quota, utilizzo fiamme libere, ecc.)
  • individuazione misure di prevenzione e protezione e piano di miglioramento.

Non ultimo è importante valutare i rischi correlati al lavoro notturno nell’ambito della gestione delle emergenze, individuando scenari e specificità in relazione al numero di persone presenti in turno o alle competenze necessarie per svolgere interventi in emergenza.

Le domande che in questo caso il Datore di lavoro di lavoro (o il RSPP) si deve porre, a titolo di esempio, sono:

  • il numero di risorse operanti in orario notturno è sufficiente alla gestione di tutti i fattori di rischio di tipo emergenziale (es. incendio, allagamento, blackout elettrico)?
  • le risorse operanti di notte hanno adeguate competenze? (es. durante l’orario notturno sono presenti addetti all’antincendio?)
  • ho valutato i rischi connessi al rischio rapina o aggressione?
  • ho valutato la necessità di introdurre strumenti atti a minimizzare il rischio residuo? (es. dispositivi uomo-presente, procedura di chiamata in emergenza).

 

Lavoro notturno: gli obblighi del Datore di Lavoro

Volendo sintetizzare gli obblighi del datore di lavoro in merito al lavoro notturno possiamo elencare:

  • Integrazione del DVR o Specifica Valutazione del Rischio (a seconda del livello di criticità)
  • Integrazione del Piano di emergenza e relative esercitazioni
  • Sorveglianza sanitaria con controlli preventivi e periodici (almeno ogni 2 anni) sullo stato di salute dei lavoratori
  • Formazione del personale
  • Attività di monitoraggio periodico (audit) e definizione di un piano di miglioramento

È infine importante ricordare che al Datore di Lavoro non è permesso adibire i propri dipendenti al lavoro notturno, senza aver prima consultato le rappresentanze sindacali (ove presenti in azienda) aderenti alle organizzazioni firmatarie del contratto collettivo applicato, oppure, in mancanza, le organizzazioni territoriali dei lavoratori.

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